Preistoria

La Preistoria – L’età prenuragica

Gli storici ritengono che i primi uomini, provenienti probabilmente dall’Africa, siano arrivati sull’isola circa 2.500 anni a.C. A questo periodo risalgono, infatti, i più antichi reperti ritrovati: raschiatoi e punte di ossidiana (una pietra di origine vulcanica che, battuta, si sfalda in lame taglientissime).
La vita di questi primi abitatori dell’isola doveva essere molto primitiva: si riparavano in caverne e, più tardi, in capanne di frasche e pelli.
Si dedicavano alla caccia, alla pesca e alla raccolta di frutti e bacche spontanee. Poi si dedicarono all’agricoltura.
Si nutrivano di pane non lievitato (azzimo), ottenuto impastando farina di grano, di orzo e di ghiande con argilla e cotto schiacciato tra pietre riscaldate al fuoco.
Usavano latte e formaggio. Erano grandi mangiatori di molluschi marini e terrestri. Mangiavano la carne di maiale, di cinghiale, ma anche cervi e mufloni, conigli, gatti selvatici e uccelli.
Erano abili pescatori: usavano arpioni, reti e nasse e si servivano di leggere barche fatte di canne legate a fasci (i fassoni).
Conoscevano la tessitura e sapevano lavorare vimini, giunchi e foglie di palma nana per ricavarne cesti, finii, reti, stuoie ed altri oggetti.
La ceramica era impastata a mano e decorata con fasci di linee o punti incisi.

LA DEA MADRE: RELIGIOSITA’ DEI VIVI E DEI MORTI

I primi abitatori di Sant’Antioco avevano il culto della Dea Madre. Essa rappresentava la natura, la terra, il mare, le stagioni, la fertilità, il principio femminile della vita.
Accanto alla Dea, i primitivi avevano il culto di un Dio, signore del cielo e del sole, che era il principio maschile della vita.
Ad essi affidavano i loro morti che venivano sepolti con cibo ed oggetti personali: vasi, collane, giocattoli, armi, a seconda che fossero donne, bambini o uomini
I defunti venivano sepolti in grotte artificiali, note come “Domus de janas”.
Nell’isola se ne sono trovate quattro. Due a “Is Pruinis” scavate nel fianco del monte “Is Baccas”, si affiancano l’una all’altra e sono costituite da una cella con tre nicchie scavate nella roccia calcarea. Una terza a trova vicino a Calasetta e la quarta nella zona di “Grutt’acqua” Davanti a quest’ultima si allarga uno spazio sacro chiuso da grandi pietre, una delle quali è un betilo, cioè una pietra verticale, lunga, che rappresentava una divinità.
Spesso, anche in prossimità dei. villaggi, venivano collocati due betili simboleggianti i due principi della vita, il maschile e il femminile. Un esempio di ciò lo troviamo nei dolmen che sorgono all’ingresso dell’istmo di Sant’Antioco, noti come “Su para e sa Mongia”

Si suppone che li vicino sorgesse un villaggio di capanne e che i due betili testimoniassero la presenza degli dei nella comunità.